Le barsane

Le Barsane

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Donne, uomini e bambini della Lunigiana fra guerra e dopoguerra
PremessaComprendere l'evoluzione della società lunigianese - e di Bagnone in particolare - fra seconda guerra mondiale e dopoguerra è stato lo scopo di una ricerca indispensabile per ritrovare le radici della società in cui viviamo e progettare quella futura.La ricerca ha richiesto la valorizzazione di tutte le risorse socio-culturali dell'area, in un'azione sinergica che ha visto la partecipazione di vari soggetti, istituzioni politiche, culturali, scolastiche e sociali presenti sul territorio, oltre alle competenze sviluppate dall'Università di Firenze.La Lunigiana è un'area della provincia di Massa Carrara da sempre zona depressa, nella quale le risorse economiche per la sopravvivenza sono state molto spesso ricercate con la partenza di individui e famiglie verso altre zone, più che con lo sviluppo delle risorse endogene.La guerra coglie la popolazione stremata dalle difficoltà economiche e in buona parte fuori dalla zona, in Italia o all'estero, impiegata come personale stagionale temporaneo - nel commercio, nell'agricoltura, nell'edilizia – o residente, viste le leggi che negli anni Trenta costringono alla sedentarizzazione della popolazione migrante.La guerra obbliga al rientro molti e molte lunigianesi, aggravando di fatto le condizioni economiche degli abitanti della zona. Una parte della popolazione troverà collocazione lavorativa nell'industria bellica che decentra in Lunigiana depositi e produzione; in questo settore si avrà una notevole assunzione di manodopera femminile. Ciò comporterà anche sacrifici di vite umane, visti gli incidenti ricorrenti soprattutto nei polverifici, dove la mancanza di strumenti per la sicurezza dei lavoratori risulterà spesso evidente.A tutto questo si aggiunge poi la collocazione strategica a fini bellici dell'area - a ridosso del polo militare, cantieristico e navale di La Spezia e area di passaggio per il Nord Italia, causa dei massicci bombardamenti che provocano ingenti danni materiali e umani. La zona è sottoposta alle pressioni dell'esercito nazifascista che non risparmia la popolazione, con deportazioni, razzie, fino agli eccidi che raggiungono il culmine della brutalità a Vinca e S. Anna di Stazzema. Ma anche la parte nord della provincia di Massa Carrara subisce eccidi, molti dei quali ancora da indagare, come dimostra lo stato della ricerca finanziata dalla Regione sulle stragi nazifasciste; soprattutto Filattiera e Bagnone sono i due comuni nei quali le notizie di persecuzioni e stragi risultano inesistenti o incomplete.Si è pertanto indagato il ruolo delle donne e dei bambini - settori “deboli” della società - , in questo periodo in cui scarseggiano gli uomini nella gestione dell'economia familiare; riscoprendo la memoria “rimossa” di fenomeni come la mancanza di cibo, i bombardamenti, rastrellamenti e lutti.Alla fine della guerra la popolazione della zona arriva quindi stremata, con problemi di ricostruzione degli edifici pubblici e privati come tutta l'area attorno alla linea gotica, grossi lutti e completa mancanza di risorse economiche, ai quali in parte suppliscono negli anni a venire gli aiuti UNRRA e poi ECA, che nella zona paiono essere stati sostanziosi. Ancora una volta la via dell'emigrazione risolve il mancato sviluppo economico; accanto alle tradizionali mete della “Barsana” e della Francia, si aprono ora nuove vie, con gli accordi internazionali che il governo italiano stipula, in particolare con la Svizzera, il Belgio e la Germania, permettendo all'area di sostentarsi, nonostante lo spopolamento. Le donne sono ancora più impegnate di prima in questa ricerca di occupazione, in particolare all'estero, assunte come cuoche e cameriere presso privati e strutture alberghiere e turistiche, oltre che nei lavori agricoli stagionali. Le novità più rilevanti di questa emigrazione femminile sono quelle derivanti dalla necessità della separazione dai figli, quasi mai accettati nelle nazioni che ospitano i genitori, e dall'impossibilità di assistenza da parte dei genitori, costretti a lavori segreganti e con lunghi orari. Il problema dei figli senza genitori che connoterà nel dopoguerra buona parte della società lunigianese è risolta attraverso il sostegno di altre figure parentali, ma non pochi sono i casi di collocazioni in convitti e collegi in loco e, talvolta, nelle zone limitrofe (Domodossola per la Svizzera, ad esempio). Si verificano quindi separazioni che hanno senz'altro inciso nella vita di tanti bambini e bambine, e che è necessario ricostruire attraverso la raccolta di fonti orali, verificandone anche, attraverso gli strumenti della psicologia sociale, gli effetti di lunga durata sulla percezione dei singoli e della comunità.
Metodologia e strumenti della ricerca / azioneSu tutti gli aspetti della storia della zona descritti la ricerca è agli inizi, per cui è stato necessario partire dal reperimento delle fonti documentali locali e non. La ricerca si è basata sullo spoglio delle fonti archivistiche esistenti, sia a livello provinciale che comunale per rintracciare i dati quantitativi e i passaggi salienti della storia degli uomini, delle donne e dei bambini fra guerra e dopoguerra. Un grande vantaggio è offerto dal riordinamento di molti archivi della zona (in primis Bagnone), e dalla presenza di un coordinamento di rete degli archivi e delle biblioteche che ha nella sede di Bagnone anche la dirigente e le due operatrici culturali. Gli archivi comunali di Bagnone e Filattiera conservano fondi consistenti relativi al periodo in esame, così come gli archivi privati - di imprenditori, di banche e casse di risparmio, parrocchiali e diocesano.Le fonti orali, considerate sempre più indispensabili per la storia contemporanea, hanno fornito testimonianze e tracce di altre fonti documentali private. La raccolta di testimonianze dirette è avvenuta con il coinvolgimento di istituzioni scolastiche attraverso laboratori e con la partecipazione di associazioni culturali locali e altre strutture e servizi museali locali (il Museo etnografico di Villafranca in Lunigiana, il Museo-Archivio Malaspina di Mulazzo, il Museo dell’Emigrazione di Lusuolo etc.), ottimizzando anche l’apporto del servizio Informagiovani e della biblioteca civica di Bagnone.Si è ritenuto indispensabile utilizzare gli strumenti tradizionali della ricerca storica, sia per quanto riguarda le fonti archivistiche pubbliche e private che le fonti orali. Per queste ultime e a sostegno di un progetto che va a indagare una memoria “rimossa” e difficilmente accettabile (guerra, lutti, emigrazione) sono stati utilizzati anche gli strumenti della psicologia sociale, con la collaborazione della cattedra di Psicologia di comunità dell'Università di Firenze.Il progetto ha preso avvio proprio dal comune di Bagnone per la contemporanea presenza di quelle sinergie fra ente locale, istituzioni scolastiche, culturali e associative, che sono garanzia di buone prospettive di riuscita. Ne è testimonianza la realizzazione del progetto 2004 relativo a La Toscana e le Americhe. La Merica. Emigrazione bagnonese tra archivi e memoria.Una parte consistente dei materiali raccolti durante le fasi dei laboratori effettuati nelle scuole, con la supervisione scientifica dalla Prof.ssa Adriana Dadà e la mediazione didattica delle insegnanti dell’Istituto d'Istruzione Superiore “L. Da Vinci” di Villafranca in Lunigiana (comprendente Liceo Classico, Liceo Scientifico, Liceo Psicopedagogico) e dell’IPSIA-Bagnone, del personale della Biblioteca e dell'Archivio Storico del comune di Bagnone, è stata organizzata all'interno di un percorso espositivo, allestito con il contributo del Consiglio Regionale Toscano ed esposto per la manifestazione “Palazzi Aperti” del Consiglio Regionale Toscano a Firenze nel marzo 2005.
DIFFERENZE DI GENERE E REALIZZAZIONE DELLA PARITA' - Vissuti e memorie a Bagnone e in LunigianaParte psicologica a cura di dr.ssa Giada BianchiL’intervento psicologico inserito nel progetto di ricerca/azione “Differenze di genere e realizzazione della parità. Vissuti e memorie a Bagnone e Lunigiana”ha comportato l’esame e la discussione delle tematiche affrontate nel progetto quali la migrazione, il senso di appartenenza alla propria comunità, il problema dello sradicamento culturale legato alla migrazione, nonché le differenze di genere e l’identità sessuale nei diversi momenti storico culturali a cui fa riferimento la ricerca – azione. Un altro aspetto dell’intervento ha riguardato la supervisone dei vissuti emotivi individuali e di gruppo legati a tali argomenti e delle dinamiche che ne scaturiscono.L’intervento psicologico si proponeva di agire sulla motivazione alla partecipazione attraverso una azione di “empowerment” dei soggetti partecipanti al progetto.Scopo degli incontri è stato quello di fornire sostegno agli altri momenti formativi e creativi della ricerca - azione al fine di garantire una partecipazione attiva e motivata del gruppo di lavoro, oltre a una rielaborazione dei vissuti emotivi legati alle tematiche trattate.Il lavoro si è articolato in gruppi e in sottogruppi con l’utilizzo di tecnichedi partecipazione attiva quali brain storming, role playing, simulate e focus group, senza dimenticare lo spazio per la valutazione dell’intervento e dei risultati raggiunti.

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